Florian

   Heymann

      Guglielmi​

Made in France assembled in Italy.

Il disegno come la scrittura per non confinarsi in una lingua che si limita ad un territorio.

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made in France,

assembled in Italy.

studio sulle prospettive, le percezioni e l'occupazione dello spazio dalla linea.

 


Mi chiamo F L O .




Nasco in Francia nel 1982 ma all'età di 9 anni ho il mio primo contatto con l'Italia.

                     - Me ne innammorai immediatamente -


Infatti tutt'ora vivo a Roma con la ferma intenzione di restarci. Amo la Francia, ma la mia Musa è Pugliese.

Ciò nonstante il mio lavoro nasce dalla necessità logorroica di riempire gli spazi bianchi con, inizialmente, uno studio sulle "texture". Se si pensa alla texture una delle forme geometriche più adatte allo scopo è quello dell'esagono. 


E' FONDAMENTALE sapere che l'esagono sta alla Francia come lo stivale sta all'Italia. Quando si vuole evocare un fatto accaduto sul suolo francese, in Francia, si dice che questo fatto si svolge sull'esagono.

Quindi ricavando un cubo da una base esagonalmente francese cerco di abinare una texture fatta di orme lasciate da uno stivale italiano.


Mi considero quindi "made in France assembled in Italy".


Flo Signature

Chi dice lettura, dice scrittura ma non tutti pensano (o realizzano) che la scrittura della lettera "A" è il fatto di                                disegnare/tracciare/illustrare il suono "A". Quindi tra scrivere occhio: "occhio", "oeil" o "eye" e disegnare un occhio in modo      molto semplice (con 4 tratti più o meno curvi) non c'è tanta differenza se non quella di non confinarsi in una specifica lingua.

 

Nell'immagine poco più sotto troverete scritto una specie di: "dò a chi è pronto a subirsi la mia logorrea sia artistica che verbale, le chiavi di lettura per illuminare l'epopea che si prepara ad affrontare a traverso  il mio lavoro." Non che questo sia indispensabile, ma di certo aiuterà i piu curiosi degli spettatori. andando avanti troverete, quindi, la spiegazione di alcuni temi  ricorrenti ai quali mi piace attingere durante la realizzazione e la progettazione dei miei lavori.

Partendo quindi dal presuposto che il disegno e la scrittura sono la medesima cosa, ho cercato (consapevole, però, del fatto che non smetterò di cercare fino alla fine... un pò come la saggezza -un saggio non è quello che è saggio, ma quello che cerca perennemente la sagggezza) di sviluppare questo mio mondo semiotico un pò come la scrittura; ovvero con le maiuscole lo stampatello il corsivo etc etc. Come detto più sopra, sono partito da una texture fatta di esagoni. Proprio come quando, a scuola, si impara a scrivere sui quaderni con le righe tracciate, all'inizio del mio studio mi creai degli stencil esagonali. con una matita realizzavo texture esagonali. Da lì tracciavo a mano alzata 3 lineete per creare dei cubi e poi riempivo gli spazi ricavati a mio piacimento.

Mano a mano che mi incaponivo con questo tipo di scrittura, mi veniva sempre più naturale staccarmi dall'esagono tracciato con lo stencil, direi , anzi, che era un esigenza. Ecco che, grazie all'esperienza, mi misi a disegnare in corsivo. parlerò probabilmente più in là degli altri "stili".

Keys to Understanding

Credo che sia importante spiegare anche che lavoro su una peculiarità tutt'umana: quella di vedere 3 buchi su un cerchio ed identificarsi in esso. prendiamo lo smile originale: un cercio, due puntini e una parentesi... una faccina :] 

A tal proposito vi consiglio un fumetto academico: "Capire il fumetto. L'arte invisibile. (for sure) ediz. illustrata. Scott McCloud. Cerco quindi di attingere a questa necessità narcisista (non per forza in modo negativo. Poi magari ci ritorno) dell'uomo di vedere i suoi simili in ogni dove giocando con forme (interurrore chicco di caffe pesce temperino cuore) che uso come occhi nasi o bocche. Cerco quindi una continuità, un pò come, senza paragonarmi a Lui P.Picasso che seguiva un ordine di occhionasoboccaocchionasoboccaocchinasoboccaocchio (modo molto semplicistico, ma uso ovvie scorciatoie... devo rimettermi a lavorare alle tele!!!) in alcuni sui studi ed opere. quindi adoro Escher, J. Bosch, Keith Harring, Magritte, l'arte degli etruschi e penso a tutti loro mentre realizzo le mie tele, chi per la semplicità del tratto, chi per la pletora di dettagli, chi per i suoi giochi [pazzeschi] di piani di parole o di situazioni... 

Non cerco per forza di trasmettere un'emozione, ma cercodi dar piacere all'occhio cosi, in un instante, come di succitare interesse nel guardare le tele con maggior attenzione e magari di farsi un pò perdere lo spettatore.

Crazy Schemes eyenosemoutheyenosemoutheyenosemoutheye

-A message in the bottle-

Nel mio immaginario da bambino , coadiuvato dalla canzone di Sting & the Police, il messaggio nella bottiglia è simbolo di speranza, esile, ma pur sempre speranza [Almeno per chi lancia l'appello]. 

Oggi non è tollerabile buttare una bottiglia al mare.... eppure è pieno di bottiglie, tra le tante tantissime cose.

Credo che sia necessario essere consapevoli dello stato del nostro mare. è di attualità perche ora si commincia a diffondere la notizia delle isole di plastica, le micro plastiche e chi più rifiuti ha, più ne metta, e pure vedo ancora gente buttare le cicche, i pacchetti di sigarette o gli involucri di caramelle fuori dal finestrino... E per giunta senza nessun esitazione ne, probabilmente, chiedersi dove vadano a finire questi loro rifiuti.

Nei miei lavori però, vuole essere sinonimo di speranza per i naufraghi, che siano naufraghi tragicamente naufragati o quelli romanticamente e avventurosamente naufraghi.

Message in the Bottle

-L'ininterruttore-

Uso spesso un interuttore ininterrotto (sarebbe a dire sempre su "1") vicino ad un cervello. Penso che sia importante tenere il piu possibile il cervello acceso. non si consuma nulla in termine di risorse della terra se si lascia acceso il cervello... ed infatti viene il controsenso che voglio usare nei miei lavori: un interuttore acceso significa usare l'elettricità spesso la si spreca... probabilmente meno se si usa la testa per ragionare sul come usare le  [poche] risorse [quasi esaurite] della nostra madre terra. in questo esempio l'ininteruttore prende il posto di un occhio perche anche se puo risultare sgradevole bisogna pensarci sù su sta cosa (credo).

The Unswitch

-La Moka-

Guardate bene negli squarci che disegno e che sembrano "smileys". spesso e volentieri rimpiazzo i denti con aggeggi vari, ma la stilizzazione dei denti che preferisco è la parte centrale di una moka.... Mi piace quest'oggetto sotto parecchi punti di vista. Il primo è il design di A. Bialetti che trovo totalmente.... totale... (sta al primo posto per via del fatto che è comminciato tutto dalla Bialetti) il secondo è che eroga caffè, e il caffè, cari miei, è un vero rituale in Italia (chevvelodicoafare!?!). Fateci caso: Spesso, anche quando ci si incontra per la prima volta, ci si offre il caffè, quando c'è da aspettare, si propone un caffè, cosi come si fa in pausa. Quindi quello che mi fa usare il caffè sotto le piu varie sue forme (tazzina, moka, chicco) è il nesso che gli trovo con il calore e l'accoglienza tipicamente taliana.

The Moka Smile

- Il gioco -

A me piace giocare. Trovo che giocare faccia rimanere giovani dentro. Sempre di più si usa il gioco per apprendere. In diverse scuole adesso si usano dei videogiochi per imparare a scrivere con la tastiera, per la matematica, per leggere o anche per relazionarsi in società. Prendiamo i metodi mnemotecnici, cosa sono se non rendere giocoso una regola per far si di ricordarsela? Per esempio l'EST si trova a dESTra... Quidni chi dice gioco non dice futilità.

Lo avrete capito, credo che il gioco sia una cosa seria. Per questo ci sono regole. Seria si, ma chi dice che essere seri significhi per forza essere imbronciati? uno può divertirsi seriamente!

Il gioco fa (o dovrebbe far) ridere, divertire, rilassarsi. E proprio a quello che punto: far divertire chi riesce ad addentrarsi nel mio lavoro, farlo divertire a cercare i simboli, giochi di parole in diverse lingue o a perdersi nei giochi di prospettive che propongo. Vorrei fare in modo che questo mio linguaggio possa essere apprezzato guardandolo trenta secondi come guardandolo più a lungo, magari, con curiosità e trovandoci significati vari in base alle esperienze di ogni spettatore.

The Game

-le lingue-

Come detto all'inizio, sono francese, vivo in Italia, quindi son bilingue, e mastico un pò di inglese e di spagnolo. Le lingue mi sono state moltissimo di aiuto nella mia crescita personale in quanto, prima di cimentarmi nell'arte, mi ha permesso di lavorare in ambito turistico. Quindi, nei miei lavori troverete diversi giochi di parole in diverse lingue, ad esempio, un pesce in un occhio diventa il fisheye, che uso come tributo a M.C. Escher. in questo caso gioco nuovamente con un controsenso: l'apertura delle barriere linguistiche data dall'illustrare una parola si richiude con la lingua nella quale viene fatto il gioco di parole.... un pò come la polemica attuale della chiusure delle frontiere pur essendo, in europa, un vasto insieme di paesi dove si è liberi spostarsi. Aldilà della lingua intesa come idioma, è un organo che serve sia a comunicare verbalmente che ad assaggiare, a gustare o a baciarsi alla francese. Trovo che la lingua sia sinonimo di primo contatto intimo che hanno due persone quando si baciano o quando si incontrano e scambiano le loro prime parole. 

Languages

-il fulminato-

In francese il fulmine si dice "èclair" ed il verbo che ne scaturisce è "èclaircir" ovvero illuminare. Infatti, il fulminato, in italiano significa essere un pò folle, come una lampadina fulminata, un pò bruciato di cervello... Per me, il fulminato è una persona illuminata. Poi, chi viene beccato da un fulmine viene beccato da Zeus, dio degli dei, quello che s'innamorò, tra le altre di Mnemosine, dalla loro unione nacquero le Muse. Penso sia inutile, quindi, reiterare l'importanza simbolica che il l'illuminazione abbia per ogni artista. Con fulmine si indica spesso una persona rapida proprio come il mio tratto che vuole essere rapido, immediato, senza nessuna pretesa di sprizzare virtuosismo. 

Fulminate

-la follia-

"Da vicino nessuno è normale" Alda Merini. Trovo che sia una verità universale. Esattamente come non c'è nulla di male nell'avere una pelle di un colore diverso dalla propria, non c'è nulla di male nell'avere una patologia diversa dalla sua in quanto siamo un pò tutti folli. Il capire la follia, in primis propria, e poi quella degli altri dovrebbe anche nobilitare chi è interessato a fare ciò. Lo nobilità in quanto richiede di rimettersi in questione e poi rimettere in questione le regole che le nostre società ci hanno dipinto come essendo dei dogma non vedendo la follia (che definisco malvaggia) che si cela proprio in queste impostazioni a dir poco intolleranti. Basti pensare alle storie di scienziati perseguitati dall'inquisizione perche le loro teorie, in seguito rivelatesi corrette, all'epoca erano etichettate come eretiche (qui si potrebbe aprire anche un dibattito teologico ma non lo farò!). 

Per illustrare la follia prendo come riferimento l'immaggine, usata spesso da H. Bosch: un uomo con un imbuto in testa. Quando trovate, quindi, un imbuto nei miei lavori si riferisce alla follia e a tutto quello che uno può pensare a tal proposito: dalla follia di un Van Gogh per esempio oppure alla follia dell'uomo e la sua folle corsa per estinguere le risorse della Terra, oppure anche la follia che porta la gente a rinchiudere i folli in un folle istituto gestito da folli che follemente acudiscono a modo loro i folli... Insomma, ogni volta cerco di usare la follia, come sempre per dare uno spunto di riflessione allo spettatore.

  

Crazyness

-Flo-

Disegno da quando tengo una matita in mano. mi ricordo che ricopiavo pagine intere di fumetti belgi, sopratutto Franquin e Gotlib. Mia madre mi dice sempre che fregavo l'involucro delle zollette di zucchero e ci disegnavo sopra (di questo non ho assolutamente nessun ricordo), poi mi ricordo invece benissimo che, quando avevo 10 anni e che mi constringeva a studiare in una camera dove non avessi avuto altre distrazioni che i quaderni e le matite, inscenavo sulla scrivania il set del perfetto studente con libri quaderni e astuccio aperti, ma avevo una sedia su rotelle... e questo mi permetteva di tenere sulle mie ginocchia una tavola sulla quale svolgevo la mia vera attività: disegnare!!! appena sentivo rumore mi bastava dare una spinta di gambe e automaticamente nascondevo tutto sotto alla scrivania... Infatti i miei non capivano come facevo ad andare cosi male a scuola pur passando del tempo a studiare... In quell'epoca stavo a Roma, alla scuola francese, e, purtroppo, per via dei miei pessimi risultati scolastici ripetetti per due volte lo stesso anno senza nessun miglioramento... La scuola francese non mi volle più, e, di conseguenza, i miei dovettero mandarmi in colleggio in Francia... Conobbi l'Italia per 5 anni (dai 9 ai 14) e ormai mi era entrata dentro. Complice, probabilmente, il fatto che è a quell'età che un ometto si forma. Stando in Francia non migliorai il mio rendimento scolastico. Durante le lezioni disegnavo disegnavo e disegnavo mentre i vari professori parlavano. Qualcosa devo aver assorbito perche alla fine, presi la maturità in ragioneria. Subito dopo il diploma ebbi la fortuna che mia mamma e mio papà adottivo/affettivo mi diederò la possibilità di iscrivermi in una scuola d'arte a Parigi. Era una classe preparatoria molto buona, ma stava a Parigi... e a me, Roma mi mancava! Dopo il primo anno decisi quindi di tornare in Italia. Li intrapresi studi superiori e mi mi diplomai in illustrazione e animazione multimediale. 

Adoro gli schizzi e lo scarabbocchiare sulla carta. riempio pagine e pagine di tacuini, quaderninni blocnotes e chi più ne ha più ne metta... Avevo la fortuna di vedere gente che,oggi, vive della propria arte realizzare dei tacuini che io ritenevo perfetti! non è che si facesse la bozza su un foglio prima, no no! di getto creavano delle pagine che mi facevano impazzire per quant'erano belle: la loro scrittura unica e meravigliosa, gli equilibri tra gli spazi lasciati tra un disegno e l'altro,  l'originalità e la personalità che ne emanavano mi facevano invidia... Non sono mai riuscito a fare la stessa cosa se non in quanto a riconoscibilità. Nonostante riempissi pagine e pagine di schizzi, i miei erano molto confusi, molto sporchi non gradevole all'occhio... Erano appunti presi per buttar giù qualcosa da ricordare in futuro, ma era scritto unicamente per me, un pò come il casino organizzato in un ufficio qualsiasi, mi ci ritrovavo, ma gli altri non ci capivano molto (a ragionissima!). E' da lì che ho deciso di cercare un modo per organizzare i miei disegnini e trovai questa "soluzione" dell'esagono e le sue declinazioni. comminciai ad intraprendere questa mia ricerca nel 2017. Piano piano lasciai tutte le occupazioni che avevo per dedicarmi esclusivamente a questa mia scrittura.

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